In questa settimana abbiamo celebrato la festa dell’eucaristia e c’è una realtà che è strettamente legata all’eucaristia ed è la realtà dell’ “alleanza”. Alleanza è quando due soggetti si danno la parola, si stringono la mano e si impegnano ad essere l’uno per l’altro, l’uno a favore dell’altro; quando ciascuno dei due contraenti – fidandosi – consegna sé stesso nelle mani dell’altro. Uno degli esempi più belli di alleanza penso sia il matrimonio dove un uomo e una donna dicono l’uno all’altra “metti la tua vita nelle mie mani, fidati, avrò cura di te”.
L’eucaristia è il sacramento della nuova ed eterna alleanza e la cosa straordinaria è che uno dei due soggetti di tale alleanza è niente di meno che Dio: Dio che propone un’alleanza all’uomo, Dio che propone all’uomo di essere l’uno per l’altro, di consegnarsi l’uno nelle mani dell’altro. E la cosa ancora più sorprendente è che quando questo desiderio di Dio di fare nuova ed eterna alleanza con l’uomo è stato ribadito da Dio attraverso il dono dell’Eucaristia, ciò è avvenuto in un contesto di tradimento. Durante l’ultima cena Gesù è consapevole di essere stato tradito e venduto da uno dei suoi amici, da uno dei dodici; è consapevole che sta per essere rinnegato da Pietro, abbandonato dagli altri apostoli, accusato da falsi testimoni, condannato e messo a morte dalla peggiore delle ingiustizie. Di fronte a tutto ciò Gesù avrebbe potuto reagire fermando questa catena di tradimento e cattiveria dando un segno potente, inequivocabile del suo essere Dio, un segno di fronte al quale avremmo tutti inequivocabilmente capito che è Dio, che gli stiamo a cuore; il problema è che un segno di questo genere avrebbe avuto una controindicazione: saremmo stati costretti a credere, non saremmo usciti dalla logica del “il più forte, vince”.
Se Gesù avesse posto questo segno inequivocabile del suo essere Dio davanti al tradimento e alla cattiveria dell’uomo che si stava per abbattere su di Lui, ci avrebbe mostrato tutta la sua potenza e tutta la nostra inconsistenza ma, appunto, non sarebbe uscito dalla logica del più forte, dal “il più forte vince”. Gesù invece, davanti all’alleanza tradita, sceglie la strada di amare fino in fondo senza chiedere nulla in cambio. Sceglie una strada, una logica nuova che risponde al “chi ama di più, vince”. Sceglie di trasformare il tradimento di cui è vittima in occasione per amare in modo ancor più radicale, ancor più gratuito, fino alla fine. E l’unico segno che ci lascia di questa nuova logica, di questa nuova strada non è un segno di forza, ma un pezzo di pane e un po’ di vino nei quali è realmente presente. Un pezzo di pane e un po’ di vino sono segni fragili che non mettono paura a nessuno e quindi non obbligano, non costringono ad alcuna risposta, semplicemente invitano. Chi accetta questo invito accetta che, anche grazie all’eucaristia che riceviamo, nel nostro cuore metta pian piano radici lo stile, la libertà, il coraggio, l’amore di Gesù. Ecco la nuova ed eterna alleanza che l’eucaristia porta con sé: è Dio che dice: “io a quest’alleanza con l’uomo non vengo meno, costi quel che costi e tu, uomo, resti libero di scegliere da che parte stare”.
Don Paolo