Domenica, 25 aprile, si celebra la 58ª Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. A istituirla fu Paolo VI nel 1964. L’allora Sacra Congregazione per i Seminari e le Università aveva suggerito il titolo “Giornata mondiale per le vocazioni”, ma papa Montini volle che venisse specificato “di preghiera”, a indicare ciò a cui è in primo luogo chiamato il popolo di Dio, oggi e non solo, perché Dio mandi operai nella sua messe.
Papa Francesco ha firmato un messaggio lo scorso 19 marzo in cui, ricordando come l’8 dicembre 2020 sia iniziato un Anno speciale dedicato a san Giuseppe, pone la Giornata odierna sotto il manto del padre putativo di Gesù e patrono della Chiesa universale. «San Giuseppe ci suggerisce tre parole-chiave per la vocazione di ciascuno» scrive Bergoglio.
La prima è «sogno» (San Giuseppe: il sogno della vocazione è anche il titolo del messaggio) perché «i sogni portarono Giuseppe dentro avventure che mai avrebbe immaginato» e «così accade nella vocazione».
La seconda parola è «servizio», perché «dai Vangeli emerge come egli visse in tutto per gli altri e mai per sé stesso».
La terza parola è «fedeltà», perché Giuseppe «nel silenzio operoso di ogni giorno persevera nell’adesione a Dio e ai suoi piani», «tutto coltiva nella pazienza».
«Mi piace pensare allora a san Giuseppe, custode di Gesù e della Chiesa, come custode delle vocazioni» scrive sempre il Pontefice.