Grande dolore per la morte di Don Roberto

LA LOGICA DEL MARTIRIO

DON ROBERTO MALGESINI PARROCO DI SAN ROCCO A COMO
ASSASSINATO DA UN SENZA TETTO CON PROBLEMI PSICHICI.

Don Roberto se ne andato da solo, in silenzio, mentre caricava il furgone con la colazione
che portava a chi, in una città addormentata, si stava svegliando dopo una notte trascorsa all’aperto, dormendo in un giardino pubblico o sotto i portici della chiesa di S. Francesco.
Lo scalpore di questa morte ci lascia sgomenti e attoniti, ma i cristiani sanno, e don Roberto lo sapeva, che nel loro orizzonte c’è anche la logica del martirio pur di difendere i valori del Vangelo.
Spesso il martirio è quotidiano, non eclatante, fatto di tante piccole morti al nostro orgoglio, alla nostra superbia, alla nostra presunzione, ma alcune volte può diventare cruento, o per la follia della
guerra o per la follia omicida di un disperato.
Papa Francesco ha definito don Roberto un martire nell’udienza di mercoledì scorso e noi i nostri
martiri li onoriamo e preghiamo per loro perché il loro sacrificio sia seme di un cristianesimo che feconda il mondo e lo renda più umano.
Questa morte, come altre: in Siria, in Africa, in Asia, ci interpella e ci chiede, come chiesa, una risposta sempre più convintamente evangelica: “amatevi come io vi ho amato”.
Ma questa morte non può non sollevare anche interrogativi sullo stile di accoglienza e sul modello
di accoglienza dei migranti che abbiamo costruito. Davanti alla morte di don Roberto non possiamo
semplicemente dire: “sono troppi questi immigrati” o “mandiamoli a casa loro”, forse dovremmo
interrogarci su come trattiamo le persone e i bisogni di persone fragili e sbandate nella vita.
Davvero un foglio di espulsione è la soluzione?
Per don Roberto il suo assassino non era un problema, era una persona e come tale doveva
essere trattata. Forse è il nostro modello di accoglienza che va rivisto e ripensato prima di tutto
come luogo di rispetto e di dignità per ogni uomo.
Siamo sicuri che don Roberto è d’accordo con noi. Impegniamoci tutti perché le città dove viviamo
siano, per ogni uomo e ogni donna, luoghi di rispetto e di accoglienza.

                                                                    Don Antonio

                                                           ( da Vita Comunitaria del 20.09.2020 )